Potrebbe sembrare scontato, per chi lo conosce da sempre, che neinmomenti di maggiore tenebrosità, con coraggio e soprattutto con educazione encultura naturali, non viziate dalla ricerca di "utile politico", una preziosanrisorsa della città solleciti ciascuno a riflettere e a confrontarsi sulnproprio futuro, ma scontato non lo è: grazie Maurizio.
nC’è, infatti, una voglia di non rinunciare, manesaltare e favorire quell’attività creatrice della collettività per unn"Territorio del desiderabile", come auspicato da una cara amica nella dedicanche ho ricevuto, sull’ultimo suo lavoro editoriale.
nnColgo, quindi, l’esigenza di riflettere su alcunendelle criticità dell’approccio che si utilizza ormai da troppo tempo e, primandi puntare sulle idee per il futuro, credo sia necessario porsi alcuni quesitinsul metodo e sugli assunti. nnCrediamo ancora di essere i soliti mentecatti delnprofondo sud, che hanno bisogno di chiedere sempre a qualcuno di fare qualcosansenza fare mai il primo passo, quando c’è sempre un sud più a sud del sud ?
nSi ritiene davvero che legalità debba essere unnfatto eccezionale da conquistare, sino al punto da generare una distorsionentale da riuscire a costruire, sotto il segno del "giusto", una serieninterminabile di fallimenti a carico della città, oppure si può tornare anritenere che la legalità sia un fatto dovuto per i cittadini di un paesencivile, riportando il requisito della qualità e della capacità quale elementonessenziale per svolgere ogni compito di responsabilità ?
nnE’ proprio corretto che la politica abbianriconquistato, o meglio, si sia riappropriata più che mai di un ruolo dominantene predominante su ogni scelta e su ogni argomento, in barba ai principindell’indipendenza e della civiltà di una società avanzata ?
nE’ proprio utile che il Territorio debbansottomettersi all’invadenza, piuttosto che all’invasione dei tanti soggettinche, senza titolo né contenuti, del Territorio fanno vittime e man bassa ?nn
nMi sembra necessario individuare, giorno per giornone senza sentirsi vittime, ogni vincolo alla naturale crescita che ogni esserenvivente auspica per sua natura: si potrà così esorcizzarlo, circoscriverlo ednaccantonarlo.nn nnE’ il coraggio di sostenere che niente ènimpossibile, che ci piace mantenere, pur contro l’ignavia o lo sconforto di chinè stimolato a gettare la spugna e andar via, per ritrovare gli stessi vincoli,nsotto altre spoglie e in altro luogo, pur contro l’ineluttabile consapevolezzanche, solo in pochi, bisognerà continuare a tirare il carro, ma con la forzandelle sue mille ruote di scorta.nn
nE’ ai nostri giovani che dobbiamo mostrare dinriempire i nostri "sacchi" con l’impegno, i sogni, la creatività, lanconcretezza, la passione, la fiducia, le idee, per intravedere come "lo sviluppo dei luoghi diventa un processondi autocoscienza e autopropulsione delle comunità locali, che assumono un ruolondi protagonisti nel definire la propria crescita".nn nnPrimo tentativo tra tutti deve rimanere quello dinsuperare le barriere che separano ciascuno di noi dagli altri, con tutte lenloro diversità, aiutandosi a unirsi contro un nemico che non sempre si riesce anindividuare e che comunque sembra sempre più forte, come fanno le gazzelle e lengiraffe quando si uniscono e si allineano per fronteggiare il predatore a cui,nin questa formazione, cominciano a far paura, sconfiggendo la loro. nn
nPur nella consapevolezza che i "sacchi leggi" tornano utili a chingoverna il suo ambito con altre logiche, perché stanno lì dove li metti,nallineati e coperti, l’intenzione deve ritornare ad essere quella di continuarena riempire altri sacchi, per non disperdere la dimensione del possibile ma,nsoprattutto, per ricostruire ed alimentare quella del "desiderabile".
nnDalnsilenzio assordante della società civile, come ha affermato correttamentenAntonio Pogliese nel suo intervento del 31 luglio, forse si riprende a pensare:nbuon segno !
nnLenforze dell’innovazione, per dirla come sostiene Maurizio Caserta, mansoprattutto quelle del buon senso sono quelle che devono guidare questonprocesso, senza supplenze, per ripensare in grande ad una città che ha i numerinper vincere, anche perché, citando B. Brussa, " Il contadinonnon smette mai di seminare la sua terra anche se la tempesta ha distrutto unnraccolto. Non bisogna smettere di coltivare i propri sogni, solo perché ilnvento ne ha disperso qualcuno ".nn
nCatania,n31 luglio 2011nn
nSebynCostanzo nnPresidentenFidimpresa nn